Economia ginarchica

Creare nuovi modi di fare economia dove le donne (intese come esseri umani) possano riacquisire quella centralità che li spetta, spostare l’attenzione dal dio capitale o denaro che dir si voglia alle persone. Una nuova liberazione da un dio creatore della vita e di un etica spesso fasulla ad un dio che gestisce e strangola o se preferite spreme le risorse umane.

Economia femminista. Incontro con Antonella Picchio

Economia femminista: cosa significa? Cosa significa lavoro non pagato, economia non di mercato? Significa mutare il nostro modo di intendere gli standard di vita; da una lista di beni a un insieme di potenzialità (capacità) ed effettivi funzionamenti di individui diversi. Significa collocare le condizioni di vita della popolazione lavoratrice nel cuore della dinamica strutturale e conflittuale del sistema capitalistico e liberarsi dalla condanna ad essere usate/ti come mezzi di produzione e di riproduzione, recuperando un diverso senso del vivere.

Le visioni lavoriste tradizionali sono ormai inadeguate a cogliere la complessità e radicalità del conflitto in atto in questa fase dello sviluppo capitalistico e delle sue crisi. Per individuare possibili chiavi di trasformazione, in una ricerca comune sulla distribuzione delle risorse, dei lavori e delle responsabilità, è ora di chiedersi, con realismo: benessere di chi, quale benessere?
Forse giungeremo da qui a derivare delle nuove risposte su: quale Stato, quale sviluppo?

 

1 Comment on Economia ginarchica

  1. igor
    dicembre 19, 2013 at 6:03 am (10 anni ago)

    l’idea e’ molto interessante: i beni potrebbero divenire diritti da attribuire alle persone sulla base di esigenze di base, ma anche del loro status, ruolo e della loro autorevolezza.
    Per esempio una Donna istruita che si sia qualificata come una manager e che riceva meritograticamente un ruolo di guida di una societa’ avrebbe diritto a una casa e a una serie di benefici, ma anche una Donna che abbia ottenuto eccellenti risultati nella letteratura e che possa risultare un valore per la cultura e la societa’.
    questi diritti sarebbero definiti da un consiglio di pari in base a criteri di oggettivo valore per la societa’, cultura e per la natura.
    per contro si assegnerebbero le incombenze di lavoro, inteso come attivita’ mirata a creare beni e servizi, come un dovere da assolversi anche qui in base a criteri di giustizia, meritocrazia e equa suddivisione dei compiti. E’ evidente che una Donna con predisposizione e educazione avrebbe compiti di coordinamento e direzione, mentre un maschio dotato di maggiore forza fisica sarebbe piu’ predisposto per attivita’ non di concetto ma di fatica.
    Questa logica di assegnazione diritti e doveri potrebbe permettere di ridefinire le attivita’ e i lavori non per mero profitto, ma per garantire integrazione con la natura e reale sostenibilita’. Per esempio e’ necessario generare tutta l’energia attuale per spenderla in modi futili: taxi e auto urbane consumano un enormita’ di combustibile e inquinano, tuttavia nel contesto urbano si muoverebbe alla stessa velocita’ mezzi diversi quali una bicicletta (magari con un pedalatore davanti e due posti dietro) anche solo che una riduzione del 30% porterebbe a enormi vantaggi; i lavoratori potrebbero vivere vicino alle fabbriche non dovendo quindi piu’ spostarsi da un capo all’altro e sarebbe sicuramente necessario aumentare il lavoro nell’agricoltura e nei beni fondamentali

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